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Lunga Vita all’Anarchia: Intervista con Robert Anton Wilson (I parte)

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[Trascrizione di Chad Nelson. Originale pubblicato su Center for a Stateless Society l’otto ottobre 2016 con il titolo Long Live Anarchy: An Interview with Robert Anton Wilson (PartI). Traduzione di Enrico Sanna.]

Ad un certo punto tra la fine degli anni cinquanta e i primi sessanta, Charlie Hayden di Pacifica Radio intervistò l’inimitabile Robert Anton Wilson su tutto ciò che attiene all’anarchismo. Wilson descrive in termini poetici le origini dell’anarchismo e risponde alle domande difficili poste da un presumibilmente scettico Hayden. Il periodo più apertamente anarchico di Wilson va dall’inizio alla metà dei sessanta, ma la data dell’intervista è sconosciuta. Nell’intervista, Wilson cita “School of Living” di Ralph Bordodi senza citare la sua esperienza come editor in “Way Out”, pubblicazione anarchista di SoL. Questo significa che probabilmente l’intervista ebbe luogo prima di questa sua esperienza nel 1962. La mia impressione è che Wilson sia rimasto anarchico nello spirito per tutta la vita, anche se negli ultimi anni abbandonò quest’etichetta per adottare quella più ambigua di “libertario”.

Io ho acquistato l’accesso ad una versione audio dell’intervista dopo averla trovata negli archivi della Pacifica, e grazie all’aiuto di Nick Helweg-Larsen, allievo di Wilson, ho trascritto la prima parte. La seconda parte sarà pubblicata nei prossimi giorni. Godetevela. –cn

Hayden: Oggi parliamo con Robert Anton Wilson, pubblicista che ha scritto per periodici come Fact-Magazine, The Realist, Jaguar Magazine e Libertarian Magazine. Wilson è anche una figura insolita nel nostro panorama politico e culturale, in quanto si definisce “anarchista individualista”. Signor Wilson, può illustrare brevemente il suo punto di vista politico?

Wilson: Prima di tutto, un anarchista è un socialista libertario. In origine, tutte le forme di socialismo tendevano ad opporsi allo stato e al capitalismo. C’è un momento nello sviluppo del socialismo in cui è nato il concetto di dittatura del proletariato, l’idea che il socialismo possa essere realizzato come dittatura tramite lo stato, che a sua volta si sarebbe dissolto secondo la teoria marxista ortodossa. È allora che gli anarchisti si distinguono, opponendosi a questa ideologia e insistendo sul fatto che il socialismo può essere realizzato solo fuori dallo stato, e che tutto ciò che passa dallo stato non è socialista né tende al socialismo.

Hayden: Lei dice “realizzato fuori dallo stato”… oggi il socialismo, almeno nel pensare comune, è sinonimo di statalismo.

Wilson: Sì, e dal punto di vista di un anarchista questo significa non capire il socialismo. Un anarchista direbbe che tutto ciò che viene realizzato tramite lo stato è statalismo e che il socialismo è l’esatto contrario. Socialismo significa sistema orientato verso la società. Lo stato non è la società. Lo stato è separato dalla società, la governa e interferisce continuamente con il suo funzionamento naturale. Gli anarchisti credono che l’unico modo per realizzare il socialismo passi per l’associazione libera e volontaria, non tramite quel mostro di Frankenstein che è lo stato che sta sopra la società.

Hayden: E cosa accadde al movimento socialista quando gli anarchisti cominciarono a distinguersi dagli altri? Voglio dire, ci fu una grossa scissione verso la fine dell’ottocento?

Wilson: Accadde che Marx sabotò deliberatamente la Prima Internazionale quando scoprì che c’erano più anarchisti che marxisti. La sabotò spostandola dall’Europa a New York, dove a quei tempi la presenza dei socialisti era molto meno numerosa, e ne fece un’organizzazione, diciamo così, acefala.

Hayden: Cosa significa “a New York, dove a quei tempi la presenza dei socialisti era molto meno numerosa”?

Wilson: L’Internazionale nacque in Europa e Marx ne fece trasferire la sede a New York al fine di tagliare fuori il movimento anarchista europeo, che allora era molto più dinamico di quello marxista, impedendogli di prendere le redini; perché era chiaro che loro avrebbero prevalso, essendo più numerosi dei marxisti. I marxisti, sempre ostili alla democrazia, non volevano che la maggioranza guidasse il movimento.

Hayden: E cosa accadde dopo?

Wilson: Dopo, con la Seconda Internazionale, ci fu la scissione, la lotta venne allo scoperto e i marxisti, che a quel punto erano diventati maggioranza, riuscirono a spingere gli anarchisti completamente fuori dal movimento, e fu allora che nacque la cosiddetta Internazionale Nera da cui si sono sviluppati gli attuali movimenti anarchisti e anarco-sindacalisti.

Hayden: Fu più o meno allora, se non sbaglio, che ci furono diversi assassinii attribuiti ad anarchici, rivolte guidate da anarchici, così che la parola anarchia diventò una sorta di parolaccia presso l’informazione e la popolazione in genere.

Wilson: Se dobbiamo parlare di assassinii, e credo che dobbiamo… È un argomento che salta sempre fuori a proposito di anarchismo. Prima di tutto mi lasci dire che, come nota l’Encyclopedia Britannica nell’articolo sull’anarchismo – se si elencano tutti gli assassinii che sono stati attribuiti agli anarchisti e si dà per scontato che sono stati loro gli artefici (assunzione dubbia, tra l’altro, visto che molti furono orchestrati dalla polizia), anche così sono molti di più gli anarchisti uccisi dal governo di quelli accusati di aver ucciso persone di governo. Il numero di anarchisti uccisi dai governi con accuse costruite, o talvolta senza accuse, è molto più alto del numero di persone di governo uccise dagli anarchisti. Durante quest’ondata di assassinii, tra il 1880-90 e il primo decennio del novecento, molti leader del movimento anarchista erano fortemente contrari a questo metodo, lo criticavano dicendo che non avrebbe aiutato l’anarchismo, sentivano che avrebbe anche portato il movimento al declino. Bisogna capire bene che gli autori di questi assassinii erano quasi tutti lavoratori senza un’istruzione regolare. Molti di loro erano autodidatti, molti avevano conosciuto la miseria nera. Ad esempio Ravachol, il celebre terrorista anarchico francese che lanciava bombe nei ristoranti, non era mai stato a scuola, aveva imparato a leggere per conto proprio e aveva a carico una sorella con un figlio illegittimo, e un guadagno che non gli dava la possibilità di mantenersi in piedi come stampatore. Un giorno Ravachol, infuriato per la condizione sua e di sua sorella, decise di vendicarsi sulla società capitalista, e così iniziò la sua ondata di terrore.

Hayden: E se questi assassinii non portarono al declino l’anarchismo come movimento politico forte e vitale, quale secondo lei fu la ragione della sua scomparsa pressoché totale dalla scena politica?

Wilson: Ci fu una serie di ragioni. L’anarchismo declinò molto lentamente. Ancora negli anni trenta era una grossa forza. Durante la Guerra Civile Spagnola i comunisti riuscirono a ingannare gli anarchisti con cui avrebbero dovuto combattere fianco a fianco contro i fascisti. Durante quella guerra molte delle menti migliori dell’anarchismo morirono, diciamo così, sparate alle spalle dai comunisti piuttosto che in fronte dai fascisti. Questa è solo una delle ragioni, ovviamente. L’anarchismo declinò, credo, perché niente ha successo come il successo e perché il tempo ha fatto il suo corso. Molti sono ancora affascinati dal marxismo. Quando i marxisti misero su la Russia Sovietica, un sesto della superficie terrestre, ecco che questa diventò la forma dominante di socialismo. Avevano qualcosa da mostrare e stavano facendo qualcosa. Avevano il loro territorio, le loro fabbriche e così via. E tutte le altre forme di socialismo, non solo l’anarchismo, sono andate in declino perché, come dicevo, niente ha successo come il successo. Man mano che cresce il disincanto per il marxismo, ci si aspetta di vedere una rinascita graduale dell’ideologia anarchista. Ci vorrà molto tempo perché quando loro… quando la maggioranza dei socialisti arriverà al disincanto per questo esperimento marxista, troverà subito qualcos’altro e occorrerà una quindicina d’anni per arrivare ad un altro disincanto. La speranza rinasce in eterno.

Hayden: Gli anarchisti hanno mai avuto la possibilità di mettere in pratica una delle loro teorie o idee, e se sì hanno avuto successo?

Wilson: Ci sono stati molti esperimenti anarchisti di successo. Anche uno nel medioevo. Una città boema sperimentò un regime anarchico e tenne a bada l’intero esercito prussiano che cercava di schiacciarla. Dopo sette anni ci fu la sconfitta, ma il sistema non collassò dall’interno come i sostenitori dell’autoritarismo avevano predetto. Il sistema anarchista funzionò benissimo finché l’esercito non riuscì ad entrare e uccidere tutti. Nell’America dell’ottocento diverse colonie anarchiste ebbero successo. Finora, il più grande successo dell’anarchismo è quello della Rivoluzione Spagnola del 1936-37. Le fabbriche di Barcellona furono gestite per diciotto mesi dai comitati anarchisti senza alcuna struttura di tipo comunista, capitalista o autoritaria. Ci fu un incremento della produzione del 19% in quel periodo; la società stava prosperando quando arrivarono le truppe di Franco per mettere a ferro e fuoco la città.

Hayden: Oggi ci sono ancora molti anarchisti? Esistono pubblicazioni anarchiste? Esiste un punto del globo in cui gli anarchisti abbiano una qualche posizione stabilita, in cui si possa dire che esiste un movimento, grande o marginale che sia?

Wilson: Ci sono tante pubblicazioni anarchiste. Al momento non ho con me dati sul numero di anarchisti nel mondo. Di alcuni paesi, come la Spagna, non si può dire se esistono anarchisti perché se qualcuno dichiara di esserlo viene fucilato. Ma visto il numero di anarchisti presenti durante la presa di potere di Franco, è probabile che una grossa fetta della popolazione spagnola sia ancora tale. E se potessero liberarsi della morsa dittatoriale potrebbero cercare di riprendere il progetto anarchista. Per il resto, ci sono partiti anarchisti in gran parte delle grosse nazioni. In Inghilterra si pubblica un settimanale formato quotidiano chiamato Freedom. E poi un bimestrale chiamato Anarchy. In America c’è Views and Comments, pubblicato dalla Libertarian League, e poi Liberation Magazine, che ha una forte vena anarchista. Il Catholic Workers Movement (Movimento dei Lavoratori Cattolici, ndt) appartiene ad una forma di anarchismo peculiarmente cattolica. E proprio qui (in America, ndt) c’è un movimento anarchista che ruota attorno alla School of Living dell’Ohio.

Hayden: Ci sono movimenti di riforma sociale con cui gli anarchisti in generale si identificano e alla cui promozione e formazione hanno contribuito attivamente?

Wilson: Prima di tutto il mutuo credito, la cui idea risale ai primi dell’ottocento. Furono due anarchisti a idearlo. L’americano Josiah Warren e il francese Proudhon cominciarono ad illustrare lo stesso concetto l’uno all’insaputa dell’altro. Come Leibnitz e Newton inventarono indipendentemente il calcolo infinitesimale, o Darwin e Wallace la teoria dell’evoluzione, allo stesso modo Warren e Proudhon dedicarono molte energie all’idea del mutuo credito, e anche se oggi non esistono istituzioni del genere, in molti paesi esiste il credito cooperativo che è, dal punto di vista anarchistico, una versione mutilata, se non proprio castrata, del mutuo credito. Ma se un movimento a favore del credito cooperativo esiste ed è così diffuso è perché deriva dall’idea anarchista del mutuo credito. E poi c’è il movimento dei lavoratori, di cui gli anarchisti sono stati i pionieri in un momento in cui i marxisti erano ostili ai sindacati.

Hayden: Quale era la posizione dei marxisti ostili ai movimenti sindacali?

Wilson: Sostenevano che i lavoratori dovessero agire tramite lo stato votando per un governo socialista. E poi pensavano che i sindacati non potessero fare nulla per migliorare le condizioni dei lavoratori. Gli anarchisti, soprattutto in Italia e Francia, furono responsabili della creazione del movimento sindacale nel loro paese; ebbero un ruolo importante. Una terza cosa a cui gli anarchisti hanno contribuito e che ha influito fortemente sul mondo moderno è la libera istruzione. Molto prima di Neill con Summerhill, c’erano scuole simili fondate da anarchisti. In New Jersey attorno al 1908 esisteva la Francisco Ferreira School, intitolata al martire anarchista Francisco Ferreira, fondatore di scuole simili in Spagna, fatto fucilare dal governo spagnolo per un crimine che non aveva commesso. La Francisco Ferreira School è ancora più radicale della Summerhill ed è stata fondata in America nel 1908. Esperimenti simili di istruzione libera furono avviati da anarchisti in molte altre parti del mondo.

Hayden: Ed esistono oggi anarchisti di una certa levatura che contribuiscano ad un qualche settore? Arte, politica, religione, scienze?

Wilson: Credo che l’anarchista attualmente più famoso sia Paul Goodman. Con lui sono in disaccordo su molti punti. Ma bisogna riconoscere che è molto influente nell’ambito accademico e delle scienze sociali. È molto ascoltato e le sue idee sono anarchiste e derivano in gran parte da Kropotkin. Oltre a lui ci sono Julian Beck e Judith Malina del Living Theater, entrambi anarchisti che hanno contribuito al teatro americano, cosa che credo sarà apprezzata non prima di cinquanta o cento anni. Ma già oggi le persone all’avanguardia capiscono l’importanza dell’opera dei Beck. E oltre a loro c’è ovviamente Dorothy Day del Movimento dei Lavoratori Cattolici, che forse più di ogni altro è stata il centro e la fonte ispiratrice della protesta pacifista in America negli ultimi vent’anni.

Pubblicato con il permesso di Pacifica Radio Archives.

The Center for a Stateless Society (www.c4ss.org) is a media center working to build awareness of the market anarchist alternative


Source: https://c4ss.org/content/46690


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